“Cos’è il “peccato”? Qual è la sua immagine? Rappresentarlo è già raccontarlo.
Un peccato che tangibilmente ti attornia, ti sfiora la pelle, diventa linee che ridisegnano la tua figura ed è parte dell’aria che respiri, dell’energia che ti circonda e conseguentemente, ma impercettibilmente, modifica i tuoi lineamenti, il colore della tua pelle, l’espressione del tuo viso.
Un peccato che ti bisbiglia incessantemente nelle orecchie, che ti guarda maligno e diviene essere informe e viscido che si arrampica e scala il tuo corpo, che toglie giorni alla tua vita ti insabbi ti costringe in una bara in vita, che ti offre un trono fittizio su cui regnare e un’ala per volare via da esso, che riduce al limite basso dell’esistente i tuoi averi privandoti di ciò che ti è essenziale per vivere ed esprimerti, che ti attornia con il suo desiderio e le sue parole d’amore e di appartenenza, che diviene un berretto tintinnante e veggente, che in una riverenza è irriverente nella sua esplosione di colori.
Un peccato a volte ammaliante a volte prepotentemente impositivo, ma che non riesce, perché non può, annientare la tua essenza di Uomo, il Bene supremo di cui sei scrigno e custode.
Perché ciò che sei, il tuo sguardo ed il tuo cuore, restano illesi, riconoscibili e vivi!
Ed allora si comprende il gioco di lettere e parole che denominano e contemporaneamente preannunciano il concept del progetto artistico: sin_e_SIN. La preposizione latina “sine” si accosta al sostantivo inglese SIN che ne è logogrifo, stesse lettere a meno di una “e”, che in italiano è congiunzione.
Un “sineSIN” che unendo lingue diverse genera un “senza peccato” oltre il tempo e lo spazio.”
R.E.
ACCIDIA
Sogni d'Oro
AVARIZIA
Madama Povertà
GOLA
Libero Arbitrio
INVIDIA
Travalico
LUSSURIA
Il suo vessillo su di me è Amore dal Cantico dei Cantici che è di Salomone
SUPERBIA
Nel tuo cuore nutri il sogno di riprendere a volare